A fronte della necessità globale di ridurre la produzione di CO2 e mantenere il rialzo delle temperature della Terra entro gli 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali; le produzioni che, per loro natura, hanno una ridotta impronta di carbonio diventano una risorsa sia a livello economico, che ambientale e sociale.
Quando quelle stesse produzioni calcolano e neutralizzano anche l’impatto del film plastico necessario all’imballaggio e al proprio trasporto in sicurezza, allora il ciclo è completo.
Questo è il caso di Fomet Spa, azienda di San Pietro di Morubio (VR) che in un’area di 100.000 mq, produce fertilizzanti organici e speciali attraverso un processo naturale di fermentazione, che non solo riutilizza un sottoprodotto (circa 40.000 t/anno di stallatico e 60.000 t/anno di altre materie prime come farine animali, farine vegetali proteiche, solfato di ferro, zolfo, fosfati, potassici ecc.), ma lo valorizza come fonte di carbonio per il terreno e le piante.
“La nostra produzione – spiega Enrico Cappellari, sales e project manager Fomet - è vera economia circolare da quasi 50 anni, perché da una parte ritiriamo del materiale di scarto, dall’altra operiamo una trasformazione di matrice organica che valorizziamo come fertilizzante. Il processo di fermentazione e umidificazione permette di mantenere attiva la carica microbiologica, senza nessuna necessità di combustione, come avviene in altre realtà del nostro settore, garantendo un prodotto finale di ottima qualità, salvaguardando la vitalità della carica batterica, indispensabile per la degradazione e la messa a disposizione per le culture delle sostanze nutritive”.
Ma da parte dell’azienda veronese c’è stata la volontà di fare uno step in più: “Il nostro prodotto – continua Cappellari - viene confezionato in grandi sacchi del peso di 500 kg o in sacchi da 25 kg, poi pallettizzati con film plastici attraverso un processo automatico robotizzato. Noi crediamo davvero nell’importanza della sostenibilità, motivo fondante della nostra azienda, e quindi abbiamo deciso che anche la confezione del nostro prodotto, che oltre ad essere necessaria per il trasporto, lo protegge, doveva essere all’altezza di questi nostri valori”.
Una risposta a questa necessità è stata trovata nel film in polietilene di Crocco, azienda di Cornedo Vicentino (VI) che da oltre due anni ha lanciato il progetto Greenside che permette di avere film plastici e packaging carbon neutral grazie ad un processo di eco design collaborativo con il cliente, in questo caso Fomet.
“La sostenibilità non può essere un mero slogan, ma qualcosa di misurabile e verificabile. Per questo il metodo Greenside è rigoroso perché parte dal calcolo della carbon footprint, ovvero misuriamo le emissioni di gas ad effetto serra associabili al packaging attuale lungo tutto il suo ciclo di vita – spiega Matteo Ceola, Chief Sales Officer di Crocco –. A quel punto, i nostri tecnici lo riprogettano assieme al cliente di modo da mantenere intatte le qualità di solidità, sicurezza e salubrità del film plastico. A fronte di un’assicurazione sulle qualità fisiche del packaging, grazie all’utilizzo dei nostri materiali speciali, per nostri clienti riusciamo ad ottimizzare il film per fare in modo che produca meno CO2 rispetto al precedente”.
Il perfezionamento, però, non era abbastanza sia per la filosofia Fomet che per quella di Crocco: “Chi decide di utilizzare il nostro fertilizzante organico – aggiunge Cappellari -, ha tra i propri obiettivi anche quello di contrastare l’impoverimento del suolo e dell’ecosistema. Per questo volevamo che le emissioni del packaging potessero essere neutralizzate e quindi, con Crocco, abbiamo voluto fare un passo in più”.
“Il progetto Greenside è stato pensato per arrivare fino ad un packaging a impatto zero dal punto di vista delle emissioni di CO2, con procedura certificata e quindi spendibile anche sul mercato – conclude Ceola -. Le emissioni del film che abbiamo realizzato con Fomet, infatti, vengono compensate attraverso l’acquisto di carbon credits certificati da enti abilitati, ovvero sostenendo progetti sostenibili come riforestazioni o produzione di energia da fonti rinnovabili, come previsto dagli accordi internazionali. Quindi Fomet può essere certa di abbattere l’impronta carbonica del pack fino alla neutralizzazione completa delle proprie emissioni di CO2 equivalente sostenendo progetti ambientali ad impatto positivo, come previsto dal Protocollo Kyoto”.